nero

Old Wild Sud !

Attualmente sono circa 1.700 le stazioni impresenziate della Rete Ferroviaria Italiana che il Gruppo FS Italiane sta concedendo tramite contratti di comodato d’uso gratuito alle associazioni e ai comuni affinché siano avviati progetti sociali che abbiano ricadute positive sul territorio e per la qualità dei servizi offerti nelle stesse stazioni. (magari fosse così!)

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Expo Milano 2015 : nutrire il Pianeta, energia per la Vita.

Cos’è lo sapete già mentre questo è come l’ho visto io !

Il Rito della Luce – A.D. 2015

Il Rito della Luce – Piramide 38° parallelo

La Resilienza della Bellezza – Inno alla Gioia di Vivere.

21 giugno ore 16 e 38. È il momento del solstizio d’estate. L’attimo che segna l’inizio astronomico della stagione calda. In astronomia è il momento in cui il Sole raggiunge il punto di declinazione massima (estate) o minima (inverno) rispetto alla Terra (ovviamente questo vale se parliamo dell’emisfero boreale, per quello australe è il contrario ). Nelle località lungo il tropico del Cancro e del Capricorno il Sole è allo Zenit, perpendicolare al mezzogiorno locale. Sole a picco niente ombra in parole semplici. La parola viene dal latino solis statio, sole e fermarsi.

Ed è in questo giorno che ogni anno si svolge Il rito della luce , nei giorni delle porte solstiziali, quando il sole trionfa sul buio, e chi partecipa sceglie consapevolmente una via, un cammino di luce. Il rito avviene nel parco della fiumara d’arte dove in questa sola occasione annuale la piramide-38° parallelo (opera dello scultore Mauro Staccioli) viene aperta per favorire al viaggiatore uno sguardo elevato e aperto sull’universo. Il rito si offre come parola di bellezza, come parola maieutica. Negli ultimi anni l’evento è stato preparato del viaggio di alcuni grandi poeti nelle scuole della Fiumara per offrire ai bambini il valore della parola, la sacralità della poesia e il messaggio di Bellezza di essa contiene. L’obiettivo annunciato dal fondatore della Fiumara, Antonio Presti, è “consegnare alle nuove generazioni l’opportunità di riunirsi ogni anno, in quei giorni d’estate, per scegliere ogni volta il trionfo della luce. Affinchè – aggiunge Presti – il futuro si nutra del valore della bellezza universale nel suo assurgere a statuto di rito”.

C.p.a. Park Hotel – 4*

Per molti è più facile e nel contempo più “eclatante” andare a fotografarli non appena approdati nei porti siciliani ma poi giunti nei centri d’accoglienza si sa poco o niente dei migranti e quello che si sa lo si apprende dai media (ma solo quando insorgono) ; io ho preferito trascorrere un po di tempo con loro ! Nel cuore del parco delle Madonie tra la natura incontaminata vi è un centro C.p.a. (centro di prima accoglienza),forse, unico nel suo genere attivo da circa un anno e mezzo. Gestito dalla cooperativa Scarabeo veniamo accolti da Giovanni Dispenza ,operatore e mediatore culturale, dopo le presentazioni di rito ci lascia liberi di interagire con gli “ospiti” (circa 40 migranti di tutte le nazionalità: maliani, gambiani, senegalesi, ganesi, eritrei, sudanesi, etc.). Dopo un po si instaura un rapporto,oserei dire amichevole e  Frankfurt, Luis, Ibrahim ed ancora Amadou ,Sirin ma anche tutti gli altri ci rendono partecipi della  loro giornata quindi musica,cibo (che aggrega sempre) e attività sportive visto che è domenica (mentre durante la settimana vengono impartite lezioni di italiano e attività di socializzazione ma non può mancare qualche ora di palestra e la partita di calcio). I C.p.a. garantiscono prima accoglienza allo straniero rintracciato sul territorio nazionale per il tempo necessario alla sua identificazione e all’accertamento sulla regolarità della sua permanenza in Italia quindi visto l’iter (non sempre rispettato nella tempistica) …. meglio trascorrere il tempo in questa “isola felice” . Devo dire che spesso i C.p.a. vengono definiti,per vari motivi  “ bombe ad orologeria pronte ad esplodere in qualsiasi momento” …. io qui ho percepito tutt’altra cosa . Ho cercato di cogliere la parte buona con qualche bel momento anche se  il dramma per questi uomini resta !

Grazie fratelli,a presto.

Naturalmente ringrazio ,anche e sopratutto, la cooperativa Scarabeo per averci “aperto le porte” con tanta  disponibilità .

Buona visione!

Spazi metafisici [urbani]

Assemblare,decontestualizzare,atmosfere e visioni mentali prevedibili/imprevedibili,quasi oniriche !

Faces… in the street (always work in progress !)

Benvenuti al Sud ! (…istantanee qua e là per la Sicilia)

“RACCONTI IN CUCINA” a cura di Delia Altavilla

Dalla prefazione del libro :

Il progetto “Racconti di cucina” è stato, fin dall’inizio, una grande sfida raccolta dagli operatori e dagli utenti, appartenenti ad enti e “mondi lontani”, che si sono ritrovati con tanta voglia di realizzare qualcosa insieme, superando confini apparentemente invalicabili. Affinché tutto questo si potesse realizzare, quale migliore posto se non il cuore di una casa, la cucina? Quale migliore occasione se non la preparazione di un pasto e la condivisione di un pranzo, mentre le parole si intrecciano agli odori, le storie di vita ai ricordi, le mani ai pensieri? E’ nato così questo progetto, promosso dalla sede INAIL di Palermo insieme all’Opera Don Calabria, una cooperazione ricca ed intensa capace di abbattere quelle barricate che spesso separano il pubblico dal privato. L’INAIL, infatti, nell’ambito del sistema di tutela globale ed integrata dei lavoratori infortunati o affetti
da malattia professionali, fornisce prestazioni non solo economiche e sanitarie, ma anche promuove progetti riabilitativi, volti a favorire il reinserimento familiare, lavorativo e sociale dell’assicurato.
L’iniziativa ha previsto l’attivazione di laboratori occupazionali di cucina e di narrazione, guidati rispettivamente da uno chef e da un pasticciere, Filippo e Nicola, entrambi con disabilità sul lavoro, e da una conduttrice esperta, Delia, che ha seguito l’attività di scrittura. Attraverso i laboratori è stato possibile attivare uno di quei rari e preziosi momenti in cui si realizza un incontro profondo di varie umanità.
Ragazzi stranieri non accompagnati, africani e bengalesi, involontari protagonisti di un esodo epocale, lontani dai loro affetti, portatori di viaggi e dolori inenarrabili.Uomini privati della loro libertà e della loro stessa vita, perché resi schiavi dalla droga. Uomini che lottano per ridare un senso alla propria vita ed al proprio corpo dopo quel terribile giorno in cui, per un incidente sul lavoro, la loro vita è stata segnata da un prima e da un dopo tutto da costruire. Giovani e uomini alle prese con sfide durissime, che ci hanno insegnato, con grande dignità, che cosa significa perdere tutto e trovare la forza di ricominciare da zero.
Il contesto della comunità e la tipologia delle attività hanno dato una forte spinta aggregante e offerto un’opportunità di apprendimento creativo: è emerso, fin dall’inizio, un senso di empatia tra i partecipanti, che ha orientato le energie e le motivazioni di ciascuno verso una possibilità di incontro “alla pari” con altri “compagni di viaggio”. Mentre si lavorava ai fornelli o attorno al lungo tavolo, dove si consumava il pranzo
preparato insieme o si condividevano i brevi testi scritti, carichi di ricordi ed emozioni, i percorsi di ciascuno si sono incrociati, creando una trama “saporita” di relazione, di incontro e di aiuto reciproco, scambiato così, semplicemente, tra una portata e un’altra…
Tante le emozioni che hanno attraversato la cucina della comunità di Sant’Onofrio, divenuta spazio di incontri, di racconti di vita, dove la tristezza man mano si stemperava con lo zafferano o il curry, dove intorno al tavolo del refettorio, mentre si tagliavano gli ortaggi, si ritrovava, attraverso il fare, la dimensione dell’essere insieme, della condivisione, dell’essere persone insieme ad altre, dimensione che per motivi diversi, è spesso andata perduta nel tempo. Così qualcuno, anche se per un attimo, ritornava a sentire il sapore di casa, altri il piacere della propria dignità di uomo.
Questa l’atmosfera che tutti noi, operatori e non, abbiamo respirato nei giorni del laboratorio, “assaporando” piatti prelibati e “gustando” la gioia dell’incontro, condividendo a piene mani che i pregiudizi ed i falsi confini è possibile superarli solo se non si smette mai di sognare e di andare al “cuore” delle cose.

Il sottoscritto alla prefazione non aggiunge nulla tranne che dei ringraziamenti….al Dott.re  Ettore Cutrona (direttore della Comunità Terapeutica Opera Don Calabria) ed alla Dott.ssa Tecla Scandura (direttrice dell’Area Prevenzione Casa di Termini Imerese) per l’opportunità datami , alla Dott.ssa Stefania De Luca ( funzionario socio-educativo della Sede INAIL di Palermo) per la “fiducia” , alla scrittrice Delia Altavilla ed al graphic designer Emanuele Pistola per la loro preziosa e gentile collaborazione ed infine al Dott.re Francesco Chianello (educatore Opera Don Calabria) il quale mi ha fatto conoscere questa realtà….un mondo apparentemente lontano dal nostro ma quanto mai vicino se non fosse ,a volte, per le nostre “barriere mentali” !

Concludo  complimentandomi e ringraziando dal profondo del cuore i corsisti ovvero i veri protagonisti nonchè i narratori di questa meravigliosa avventura :

Filippo Di Leonardo,Nicola Cinà,Giuseppe Ciresi, Francesco Ammirata,Andrea Fantaci,Vincenzo Dominici, Salvo Campanella,  Gianluca Santangelo,Antonio Tomasello,Mousa Demble, Misbha Uodion,Rahman Mamunur.

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La vetrina dei fotografi Fujifilm.

 

Tumblr Ufficiale Fujifilm Italia ,

di seguito una selezione delle mie foto (o della mia “fotografia” ! ).

Onorato di esserci,grazie ancora Fujifilm Italia : fujifilm-italia.tumblr.com 

 

 

 

Once Upon a Time

C’era una volta la zona industriale,le fabbriche ed un’economia stabile…… mentre adesso solo  aree dismesse che  creano dei vuoti urbani che vengono percepiti dalla popolazione come zone degradate e pericolose, o a causa della poca stabilità delle strutture fatiscenti ancora presenti, mettendo talvolta a rischio anche l’incolumità degli abitanti; oppure perchè per colpa di persone incivili diventano delle vere e proprie discariche a cielo aperto, facendo così insorgere nella comunità un senso di abbandono da parte delle istituzioni in quanto non vengono soddisfatte le proprie esigenze primarie (sicurezza, igiene, estetica..)

Queste aree dovrebbero essere oggetto di una riqualificazione che le attribuisca una nuova destinazione d’uso, in funzione delle loro caratteristiche intrinseche e delle relazioni con il contesto nel quale si collocano, in modo da ricucire il tessuto urbano e garantire il miglioramento qualitativo della vita delle comunità, che invece di percepirle in modo negativo le cominceranno ad apprezzare, essendo un tassello importante della storia delle città.